Written by 9:24 am Pisa, Attualità

La vera rivoluzione, forma di difesa della propria libertà: la storia dell’Ungheria

Come e perché Davide riesce a battere Golia 

PISA – Ciò che è successo in Ungheria ad oggi è l’unico esempio concreto di rivoluzione anticomunista, unico ma non irripetibile e comunque esempio da avere sempre di fronte agli occhi per non lasciarsi sfuggire una parte sostanziale della storia moderna, quella parte che spesso invece tende a sfumare ed opacizzarsi agli occhi dei più e progressivamente divenire praticamente trasparente e a perdere di significato. 

di Leonardo Miraglia

Invece, la rivoluzione di ottobre del 1956 ha dato la stura a tutto il pensiero represso dal giogo comunista che dopo la fine della Seconda guerra mondiale si era concesso il lusso di sottomettere una larga fetta dell’Europa, imponendo i dettami sovietici a popolazioni diverse e disparate ed equalizzando i destini di milioni di persone dipingendoli solo di rosso, che ricorda molto da vicino il colore del sangue che era già stato sin lì versato e che sarà versato da allora in avanti per molti anni a venire da tutti coloro che del socialismo sovietico non intendevano essere partecipi né tantomeno succubi e schiavi.  

La rivoluzione ungherese iniziata il 23 ottobre 1956 terminò, guarda caso, con l’invasione dell’esercito russo in armi pesanti quanto tutti i carri armati impiegati nell’operazione ossia molti e molto cattivi; ma questa ulteriore repressione attuata dal governo comunista sovietico, per continuare a mantenere il controllo praticamente diretto della nazione magiara, portò sì nell’immediato un ritorno alla “normalità” bolscevica, ossia alla uniformazione del pensiero e dell’azione in funzione del credo comunista; ma evidenziò anche una situazione di disagio e insoddisfazione che era diffusa, per quanto tenuta a freno dal regime sovietico, in tutta l’Europa dell’est

Da Berlino, con il suo muro grondante lacrime e sangue, alla Jugoslavia titina costellata dalle foibe riempite da corpi ancora vivi, dalla Polonia alla Romania, dalla Cecoslovacchia alla lontana Lituania i cuori si accesero e la scintilla, per quanto sopita per anni ancora, resistette in vita grazie agli sforzi di tutti coloro che volevano tornare ad essere liberi dalla morsa del cosiddetto socialismo reale, fino al momento che esplose fragorosamente con il crollo del muro di Berlino e la condanna a morte di Tito e Ceaușescu e fece sgretolare ed implodere su se stesso tutto l’apparto comunista diffuso sino ad allora in Europa. 

Questa è la storia accaduta in date e cifre: la rivoluzione ungherese, nota anche come primavera di Budapest, fu una sollevazione armata, di spirito antisovietico.  

Le proteste iniziarono il 23 ottobre 1956 a Budapest e si trasformarono rapidamente in un movimento di massa, con studenti, intellettuali e operai che chiedevano riforme politiche, sociali ed economiche. Tuttavia, l’Unione Sovietica non tollerò questa sfida alla sua autorità e il 4 novembre 1956 inviò truppe e carri armati per reprimere brutalmente la rivoluzione; questo intervento sovietico stroncò la resistenza magiara. 

Le truppe sovietiche invasero il territorio ungherese con oltre 200.000 uomini e 4.000 carri armati, mettendo rapidamente fine alla neonata rivoluzione; morirono circa 2.700 ungheresi e 720 soldati sovietici, i feriti furono molte migliaia e circa 250.000 (circa il 3% della popolazione dell’Ungheria) furono gli ungheresi che lasciarono il proprio paese per rifugiarsi in Occidente.  Da tutto ciò sale forte e chiara una sola voce: libertà.

Il colore di queste parole è uno solo quello della libertà negata. L’intensità luminosa del suo riflesso è una sola: la volontà irreprimibile di essere indipendenti e mai domi.

Last modified: Ottobre 23, 2023
Close