1)Dr. Merenda, il suo libro “Rilancia la tua impresa grazie ai numeri” è stato recensito da un blog di finanza internazionale che ha evidenziato l’importanza della conoscenza dei segnali di allerta precoce della crisi di impresa. Per quale ragione pensa che abbiano dato risalto alla sua analisi?
«I segnali di allerta precoce della crisi di impresa sono di fondamentale importanza per l’imprenditore al fine di programmare la gestione aziendale e non procedere “alla cieca” limitandosi a gestire il quotidiano senza alcuna prevenzione dei fatti aziendali che potrebbero verificarsi in futuro mediante una consapevole ed opportuna predisposizione di indicatori gestionali detti KPI (Key Performance Indicators) idonei a
delineare una pianificazione strategica vincente che abbia riscontro nei futuri bilanci di esercizio. L’elevato interesse dimostrato nella recensione risiede proprio nel fatto che soltanto il legislatore italiano ha inserito gli strumenti per una corretta e proficua gestione aziendale nel proprio assetto normativo denominandoli nell’art. 2086 del codice civile “adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili” che non debbono essere considerati di natura sanzionatoria ma al contrario, ove applicati, consentono all’imprenditore di guidare consapevolmente la propria azienda per affrontare anche gli scenari futuri più complessi. »
2) Si rileva però che uno scarso numero di imprese oggi adottino gli strumenti legislativi previsti dall’art. 2086 del codice civile di cui Lei parla in tono entusiastico, a cosa può essere ascrivibile tutto questo e quali sono i pericoli a cui si espongono le società ed anche le imprese individuali che non adottano tali
strumenti?
«Purtroppo si legge sulla stampa economica specializzata più autorevole che soltanto una percentuale esigua delle imprese italiane (stimata intorno al 3,5 per cento) adotti gli strumenti di allerta precoce della crisi che denotano un’importanza fondamentale anche per il rilancio e la crescita stessa futura dell’impresa stessa. Tutto questo deve essere attribuito ad una carente informazione da parte degli organi pubblici e
delle categorie che le assistono sui grandi rischi e sulla perdita di competitività da parte delle imprese a seguito della mancata adozione di tali strumenti predittivi. Si parla troppo spesso di sostenibilità della gestione aziendale dal punto di vista esterno (ESG) e mai della sostenibilità interna assicurata dalla sussistenza dalla “continuità aziendale”. Consideriamo che l’assenza di adeguati assetti per l’impresa significa che nel caso in cui venga coinvolta in una crisi senza averla opportunamente anticipata o, ancor peggio, in una conclamata insolvenza presso il tribunale di competenza espone il soggetto o i soggetti responsabili della gestione (e l’organo di controllo se esistente) a responsabilità gravi che minacciano il patrimonio personale e familiare! Inoltre, occorre segnalare anche l’esistenza di una sentenza della Corte di Cassazione del 2021 in cui si evidenzia che in caso di assenza di pianificazione aziendale da parte degli organi gestori o di completa “inettitudine produttiva” gli organi proposti ad una verifica fiscale
considereranno indeducibili una categoria estesa di costi aziendali assoggettandoli a tassazione a seguito della rilevata “antieconomicità” della gestione dell’imprenditore.
In considerazione di tutti i rischi evidenziati il sottoscritto suggerisce una condotta prudente da parte dell’imprenditore che potrà tutelarsi facendo eseguire uno screening iniziale del livello di accuratezza dei propri assetti aziendali al proprio consulente , prevedendo anche una opportuna quanto salvifica adozione
di una pianificazione strategica aziendale accompagnata da una certificazione, ISO 22301, in cui venga opportunamente documentata l’adozione e l’impegno ad implementare e migliorare l’utilizzo degli strumenti sopra enunciati.»

















