Pontedera (giovedì, 5 giugno 2025) — Ho vissuto in prima persona una delle giornate più surreali e drammatiche che il Pronto Soccorso dell’ospedale Lotti abbia affrontato negli ultimi tempi. La struttura mercoledì 4 giugno è stata chiusa temporaneamente per l’impossibilità di gestire l’enorme afflusso di pazienti.
di Valeria Russo
Una chiusura che non è stata annunciata con un comunicato ma si è materializzata davanti ai nostri occhi con ambulanze costrette a fare marcia indietro, pazienti lasciati in attesa e un personale sanitario visibilmente allo stremo. Io ero tra quelle circa 100 persone che sono rimaste in attesa per ore.
Lo spazio dell’accettazione era affollato, l’aria carica di tensione e rassegnazione. Alcuni, come me, cercavano risposte. Altri semplicemente speravano che il proprio turno arrivasse prima di peggiorare. Ma la realtà è che anche i casi più gravi – i cosiddetti codici rossi e gialli – venivano trattati con ritardi inaccettabili. Ho visto pazienti critici rimanere su una barella, senza alcuna assistenza immediata. E non per negligenza, ma perché mancavano le mani.
“Non ce la facciamo più, siamo pochi, stanchi, e senza rinforzi all’orizzonte”, mi ha confidato un’infermiera. Non era una denuncia gridata ma un’ammissione amara. I medici e gli operatori fanno l’impossibile ma si scontrano ogni giorno con una carenza di organico strutturale, con turni infiniti e una pressione psicologica costante. Alcuni di loro mi hanno parlato apertamente di “un sistema al collasso”.
Nel frattempo, la direzione ha deciso di dirottare i mezzi di soccorso verso altri ospedali della zona, come Pisa o Empoli. Una soluzione necessaria, certo, ma che ha avuto conseguenze pesantissime: i tempi di intervento si sono allungati per tutti e il rischio per i pazienti è aumentato. Chi è rimasto dentro, ha vissuto l’angoscia del non sapere quando – o se – sarebbe stato visitato.
Le istituzioni parlano di misure urgenti, ma qui l’urgenza è diventata quotidiana. E mentre le promesse si rincorrono, il Pronto Soccorso di Pontedera rimane il simbolo concreto di una sanità che arranca, lasciando operatori e cittadini soli, dentro un’emergenza che sembra non finire mai.
Last modified: Giugno 5, 2025