PISA – Nella suggestiva cornice dell’Archivio di Stato di Pisa, a Palazzo Toscanelli, si è tenuta la prima giornata di studi aperta al pubblico dedicata a “Pietro Leopoldo I d’Asburgo Lorena. 260° dall’insediamento”, promosso dall’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano e dall’Archivio di Stato di Pisa con il contributo della Regione Toscana e in collaborazione con l’Università di Pisa, la Fondazione Pisa e l’Accademia di Marina dei Cavalieri di Santo Stefano, sotto il coordinamento del Prof. Marco Cini.

L’iniziativa si inserisce nel quadro delle celebrazioni promosse dalla Regione Toscana per ricordare i 260 anni dall’ascesa al trono granducale di Pietro Leopoldo, figura di statista illuminato e sovrano riformatore che, nel solco dell’Illuminismo europeo, seppe trasformare la Toscana in un laboratorio di modernità, tolleranza e progresso civile.
Dopo i saluti istituzionali della Dott.ssa Jaleh Bahrabadi, Direttrice dell’Archivio di Stato di Pisa, del Gr. Uff. Umberto Menicucci Ascani, Presidente dell’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano, del Prof. Franco Cervelli, Consigliere della Fondazione Pisa, e del Comm. Prof. Marco Gemignani, Presidente dell’Accademia di Marina dei Cavalieri di Santo Stefano, i lavori, moderati dal Dott. Giorgio Cuneo, Presidente vicario dell’Istituzione, si sono articolati in due relazioni di alto valore
scientifico. Il prossimo incontro si terrà il 14 novembre presso la sala auditorium di Palazzo Blu.
L’inaugurazione della mostra documentale. La giornata si è conclusa con l’inaugurazione della mostra documentale “Pietro Leopoldo I Granduca di Toscana. 260° dall’insediamento”, curata dall’Archivio di Stato di Pisa in collaborazione con l’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano. L’esposizione, che presenta rari
documenti, lettere e atti originali dell’epoca, offre al pubblico un itinerario nella stagione delle riforme leopoldine, con particolare attenzione al rapporto tra la città di Pisa, la corte granducale e l’Ordine di Santo Stefano. Il percorso racconta il volto moderno e riformatore di una Toscana che, già nel Settecento, guardava con decisione al futuro.

“Celebrare Pietro Leopoldo, il secondo granduca della dinastia lorenese e gran maestro dell’Ordine di Santo Stefano a seguito dell’estinzione del ramo granducale mediceo, significa riconoscere la radice storica della Toscana moderna. L’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano ha voluto rendere omaggio a Pietro Leopoldo non solo come sovrano riformatore, ma come figura che seppe riconoscere nel sapere, nella fede e nel servizio alla comunità i fondamenti di una Toscana moderna. Ricordarne l’opera significa valorizzare un’eredità di civiltà e di equilibrio che ancora oggi ispira le nostre
istituzioni», ha dichiarato il Dott. Giorgio Cuneo. “Pietro Leopoldo, nonostante i numerosi approfondimenti storici che gli sono stati dedicati, sembra
mantenere ancora oggi quel carisma che molto probabilmente caratterizzò la sua figura. Fu in effetti capace di portare avanti riforme in tutti i campi con le energie di un sovrano non solo giovanissimo, ma anche moderno, nell’accezione che di questo termine si poteva dare al tempo. Si rese precursore di istanze che verranno alla luce solo alla fine del secolo, a seguito della rivoluzione francese, anticipando in quel laboratorio politico straordinario che fu la Toscana dei suoi tempi, il definitivo
superamento di un mondo che prese non a caso il nome di “vecchio regime”. La mostra vuole rendere così omaggio al granduca lorenese raccontando alcuni degli ambiti in cui intervenne: dal rapporto con l’Ordine di Santo Stefano a quello con lo Studio pisano, dalla costruzione del Teatro Rossi alle soppressioni degli enti ecclesiastici e all’erezione del cimitero suburbano, dalla riforma delle
magistrature cittadine alla statua che tutt’ora lo ricorda in Piazza Santa Caterina”, dichiara la Dott.ssa Jaleh Bahrabadi.
Approfondimento sulle conferenze. Il Dott. Lorenzo Benedetti (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Università di Pisa) ha presentato la relazione “Pietro Leopoldo, l’Ordine di Santo Stefano e la riforma della Chiesa toscana”, che ha ripercorso la profonda trasformazione vissuta e subita dall’Ordine stefaniano durante il granducato leopoldino (1765-1790). Benedetti ha illustrato il progetto di riorganizzazione della Chiesa toscana in chiave “nazionale”, evidenziando il ruolo dell’Ordine di Santo Stefano e dei suoi membri nell’attuazione delle politiche ecclesiastiche del sovrano, volte a conciliare il rinnovamento istituzionale con la salvaguardia delle radici religiose e culturali del territorio.
La Prof.ssa Cinzia Rossi (Dipartimento di Scienze Politiche, Università di Pisa) ha approfondito il tema “Pietro Leopoldo a Pisa. L’Ordine di Santo Stefano e una nuova ‘nobiltà’ per la Toscana”. L’intervento ha analizzato la riforma comunale pisana del 1776 e il suo impatto sulla realtà politico istituzionale cittadina. Rossi ha sottolineato come la presenza storica dell’Ordine di Santo Stefano a Pisa, sede invernale della corte e centro accademico del Granducato, abbia favorito l’amalgama tra la nobiltà tradizionale e la borghesia emergente. Attraverso l’istituto della commenda, l’Ordine divenne infatti uno strumento di integrazione e cooptazione sociale, contribuendo a creare una nuova classe dirigente toscana, più ampia e coesa.













