Torna l’appuntamento con Chicca e basta così e “Pallone di-pendente“, dopo il primo successo ottenuto dal Pisa davanti ai propri tifosi.
Stavolta è difficile riuscire a scrivere. Quando il Pisa ti fa felice balli, non scrivi. Abbracci qualcuno, non scrivi. Ti metti a non fare niente, non scrivi. Ci provo comunque. Alla parola “incantesimo” l’Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti comunemente nota come La Treccani dice così: deriva dal verbo incantare, un composto del verbo cantare che in latino significava sia “cantare” sia “recitare formule magiche” che per il loro ritmo somigliano, appunto, a un canto.
L’incantesimo è dunque l’arte che permette di esercitare i poteri magici. La rimonta nel calcio è un incantesimo. Ha a che fare con il cuore più che con il cervello, è simile all’innamoramento, a qualcosa che sfugge completamente al controllo. È un buio accecante, una sensazione di completa vulnerabilità e allo stesso tempo di onnipotenza. Perché in realtà il tempo diventa relativo, lo spazio pure. È una trance sciamanica, una sorta di rito di cui nessuno, se non chi è coinvolto in maniera diretta, ci può capire nulla, né intervenire in alcun modo. Ma nel linguaggio giornalistico sportivo la remuntada del Pisa sul Modena non è stata un sogno, nemmeno un immaginazione. È stata realtà di chi l’ha vissuta in prima linea, di chi l’ha vista domenica allo stadio, di chi l’ha giocata e di chi l’ha persa e forse, non se la dimenticherà facilmente, che abbia urlato di gioia, i neroazzurri, o di dolore, i canarini.
Lo zoom della decima giornata del campionato di calcio di Serie B ha dato quindi un duplice spaccato sulla partita: metà hanno sorriso e metà hanno pianto. Il Pisa di domenica pomeriggio è stato uno spettacolo di arte varia che ti mette in unostato d’ebbrezza adolescenziale, anzi infantile. Ce ne sono stati tanti dal 1909 di momenti così, forse la costituzione stessa prima dell’Associazione Calcio Pisa, poi denominata Pisa Calcio, poi ancora Associazione Calcio Pisa 1909 e che si chiama oggi Pisa Sporting Club è figlia di quel sentire, di quel voler farne parte, dell’entusiasmarsi di vivere una storia tutta nostra e di cui siamo innamorati perché ha il nome, i colori e gli stemmi belli.
Un Pisa, cinico e pratico, cala il poker e vince 4-2. Dapprima in svantaggio causato in contropiede dopo il solito dannato legno colpito dal neo babbo Ettore Gliozzi – anche stavolta a misurare la distanza fra la gloria e lo smarrimento sono state le briciole della sorte – il Pisa pareggia allo scadere della prima frazione di gioco su rigore. Gliozzi si prende la responsabilità di calciarlo e lo fa con sicurezza, poi esulta imperioso, bacia il cielo, si fa il segno della croce e successivamente, come un messia, annuncia nobis e a tutti gli altri che manca ancora un tempo da giocare: il tempo del miracolo.
Vasco Rossi non pensava di sicuro a Ernesto Torregrossa e a Luca D’Angelo o a Gaetano Masucci e ai tifosi del Pisa quando ha composto uno de i versi più belli e citati della canzone italiana e cioè “la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia”. Però togliamo “vita” e mettiamo “calcio” e ogni dettaglio combacia alla perfezione.
La ripresa doveva essere battaglia, è stata invece accademia e il Pisa torna a volare con la doppietta di ET Ernesto Torregrossa che diventa Extra Terrestre dopo l’assist al bacio all’eterno Masucci. Straordinario il rapporto minuti giocati e gol fatti per il 26 di D’Angelo.
Insomma un Pisa bello, anche bellissimo, ma è solo il momento di continuare. E la classifica piano piano inizia ad avere una fisionomia quasi guardabile.