PISA – Grazie all’iniziativa di Alma Pisarum APS – sollecitata dal Sig. Paolo Gardenal,
presidente del Coro Polifonico Trichiana di Borgo Valbelluna (BL) mercoledì 16
luglio 2025 la città di Pisa ha avuto l’onore di ospitare uno dei migliori cori di voci
bianche al mondo e ambasciatore planetario del Metodo Kódaly, ovvero il Pro
Musica Girls’ Choir da Nyíregyháza in Ungheria diretto dal M° Dénes Szábo, in
Italia per partecipare al 62° Concorso Internazionale di Canto Corale “Seghizzi” di
Gorizia – presso cui peraltro si è aggiudicato il primo posto nella categoria Musica
Sacra Rinascimentale e nella categoria Musica Sacra dal Romanticismo ai giorni
nostri, nonché il premio speciale per il Miglior Suono di Coro di Voci Bianche, non
fosse stato sufficiente un già invidiabilissimo palmares – e per proseguire in Italia in
tournée, dopo un’altra di due settimane in Cina.

Il prestigioso ensemble costituisce il fiore all’occhiello del Cantemus Choral
Institute – scuola pubblica della città del Nord-Est ungherese – dedita alla didattica
musicale e corale nello specifico: qualcosa cioè di impensabile in Italia. Zoltán
Kodály – al cui metodo si è evidentemente ispirato anche il M° Antonio José Abreu
pensando a El Sistema grazie al quale oggi il Venezuela conta una miriade di
orchestre e cori giovanili – sosteneva che la musica è un bene comune e che
andrebbe insegnata fin da piccolissimi attraverso un sistema pubblico che fornisca
strumenti didattici di altissimo livello; per l’etnomusicologo e compositore
ungherese, l’educazione di massa alla musica deve avere luogo attraverso l’attività
corale – cosicché creare cantori diventa più importante che educare a uno
strumento – pescando nella tradizione popolare delle nazioni.

E se ne è reso conto subito un pubblico insolitamente numeroso per un mercoledì di metà luglio, accorso presso la Chiesa di Sant’Anna in Via Carducci per il concerto della giovanissima formazione ungherese, che ha scandito la polifonia vocale di alcune fra le più significative ed impegnative pièce corali dello stesso Kodály, di Miklós Kocsár, György Orbán, Levente Gyöngyösi, César Franck, Franz Biebl, Randall Thompson, Felix Mendelssohn, Giulio Caccini e Felice Giardini, interpretate a cappella con straordinaria maestria tecnica ed incredibile sensibilità artistica.

La commistione vocale prodotta dalle circa cinquanta adolescenti, libera a tratti una travolgente seppur gentile potenza, ad altri sostanzia emissioni eteree e filiformi, entrambi rivoli di una medesima fonte celeste, tradendo non l’empirea ed inarrivabile superbia della perfezione, ma tutta l’umanità fanciulla di un’imperfezione ridotta – con un lavoro certosino – a termini minimerrimi, grazie anche alla proverbiale dedizione di un direttore musicale «vivo fra i vivi», padre benigno e amorevole ma severo all’occorrenza, gradevolissimo commensale, dal gesto – nella direzione – irresistibilmente risoluto seppur garbato.

L’interazione fra l’ensemble e Dénes Szábo – armato del suo solo ed inseparabile
diapason (e accompagnato soltanto dall’onnipresente Réka e dai suoi due autisti) –
è assoluta, pervasiva e determinata, senza esitazioni: al cospetto di questo uomo
simpaticamente baffuto, dall’ottimo spirito conviviale e dallo sguardo vibrante –
capace di comunicare ben oltre il suo energico ungherese e qualche parola italiana
pronunciata con grande soddisfazione -, non si avrebbe la nitida percezione di
trovarsi di fronte ad un Bernstein, ad un Mehta o ad un Beremnboim qualunque,
non fosse che ciò che scaturisce dal suo gesto va forse persino aldilà di quanto
ottenuto da cotante blasonate bacchette. Sarà forse che la direzione corale non
arreca lo stesso prestigio di quella orchestrale, ma sublimare in un tutto tanto
soave e avvincente, un considerevole numero di parti, quando queste sono
“soltanto” voci e – per giunta – infantili, è qualcosa che va aldilà della semplice
professionalità musicale.
E talvolta persino dell’umana comprensione. Una grande vittoria per la coralità pisana che inizia a riscoprire e a riappropriarsi di uno strumento magico, di cui fino ad ora soltanto la vicina Lucca aveva fatto parlare: grazie alla lungimiranza militante di Alma Pisarum APS – che, lo ricordiamo, è un ETS corale a vocazione laica e sociale – e alla preziosissima disponibilità di Mons. Francesco Bachi – parroco di Sant’Anna e di diverse altre chiese cittadine -, grazie ai pisani che si sono lasciati coinvolgere.
L’evento ha avuto luogo con il patrocinio del Comune di Pisa che – proprio nella
sottostante Piazza XX Settembre ha assistito alla ripartenza in autobus – alla volta
di Nyíregyháza – della numerosa comitiva ungherese la quale, dopo aver ricevuto i
saluti dell’Assessore al Turismo Paolo Pesciatini, ha improvvisato un saluto
canoro alla città – una sorta di flash mob vocale – e di ringraziamento per
l’ospitalità.
L’idea di «fare rete», che per il Terzo Settore e in particolare per quello di natura culturale sta diventando un’esigenza assoluta e irrinunciabile, si è concretizzata
attraverso l’appartenenza di entrambe le realtà corali – quella pisana e quella
veneta – a FENIARCO, la prima in virtù della sua affiliazione ad Associazione Cori
della Toscana, la seconda ad Associazione per lo Sviluppo delle Attività Corali –
Veneto: una collaborazione a distanza che – come già collaudato in altre occasioni – ha garantito frutti davvero eccellenti