Scritto da 10:22 am Pisa SC

Il Pisa al gran Var-ietà e caos calmo di rigore

PISA – Dopo il pareggio contro il Venezia torna la rubrica “Pallone di-pendente” con la nostra Chicca che torna a parlare delle emozioni vissute nella gara contro i lagunari venerdì sera.

La verità. Tutta la verità. Nient’altro che la verità. Non c’è stato un solo pisano vero, affezionato ai nostri colori, militante o ex militante della Nord, che prima dell’inizio della partita di andata Venezia-Pisa, disputata a settembre scorso, non abbia pensato: “Sai che c’è, ma a ‘sto punto che vinca pure il Venezia, così Maran se ne va; in questo modo esce fuori la realtà come davvero è diventata, come non siano riusciti a raccontarcela finora, cioè che siamo inadeguati, incapaci di vincere, sterminatori seriali di quell’allenatore in gamba che ci ha portati vicinissimi al sogno ed è diventato più pisano dei pisani, e insomma venga giù tutto e si ricostruisca da capo”.

Il ricordo delle suggestive immagini dei tifosi pronti a riversarsi allo stadio Penzo da vaporetti stracolmi fa da contrasto emozionale quasi insopportabile con la rabbia della suddetta riflessione. «La storia ci racconta come finì la corsa» e cioè a trionfo della «giustizia proletaria» per sintetizzarla con le parole del maestro Guccini e con il pensiero di Massimo Troisi, nel film «Scusate il ritardo». Una richiamata imprevedibile di D’Angelo, per i più superficiali. Una scelta doverosa, per quelli maggiormente avvezzi alle dinamiche del pallone.

Un fascino speciale di Pisa, della Torre, e di Venezia, delle gondole e dei palazzi affacciati sul Canal Grande sta nell’asimmetria: in ciò che pericola (un’inclinazione), o che disordina (un salto di livello nei piani), o che squilibra (un’ala più larga e una più stretta, le fondamenta argillose e sabbiose della Piazza dei Miracoli). L’asimmetria della Torre e della gondola sono eleganza suprema. L’inclinazione della gondola è voluta, di cantiere: non c’è errore qui, come spesso nei palazzi del Canale. Così l’asimmetria spesso involontaria dei palazzi – errori di progetto o di costruzione, limitazioni imposte dallo spazio e dalle rivalità fra vicini, sovrapposizioni di stili e ristrutturazioni nel tempo – rivaleggia con la disarmonia calcolata della gondola: più simile la prima alla causa che inclinò la Torre, felix error, affine la seconda alla Torre nel simboleggiare la città e disseminare il pianeta di gondole pendenti di plastica e torri pendenti d’alabastro soprammobili.

Le rivali, non in acqua per la regata di canottaggio delle Repubbliche Marinare, bensì nel rettangolo, per usare sempre terminologie geometriche, dello stadio Romeo Anconetani, si sono sfidate venerdì by night. In questo caso abbiamo assistito al trionfo della giustizia tecnologica. Se non ci fosse stato il Var (acronimo di Video Assistant Referee) la partita, invece che terminare in parità (1-1), probabilmente l’avrebbe vinta il Venezia. E avremmo letto, i giorni successivi, racconti sull’epica del calcio, sul destino cinico e baro accanitosi sui ragazzi di D’Angelo. Invece la moviola – perché il Var è una moviola, anche se non lo si vuole dire – ha cambiato la gara. Un rigore segnato e poi annullato (giustamente) nel primo tempo ai lagunari, un altro penalty prima parato e poi ripetuto (giustamente) con successo nella ripresa per i neroazzurri. Chi proverà a raccontarvi con chiacchiere da Var di un Pisa favorito da questo strumento di supporto e di Var ed eventuali, vi starà raccontando una frottola. Purtroppo non sarà la prima e neppure l’ultima.

E allora, G appunto come giustizia. G come goduria. G come gol. Anzi: goooo. G anche come Gliozzi che Gonfiando la rete, porta un’altra G, di gioia.

Last modified: Febbraio 20, 2023
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