Written by 8:15 am Pisa SC

Pisa, “Siamo tutti qui con te”: RiparTiAmo

PISA – Torna dopo la sconfitta contro il Cittadella e la consueta pausa natalizia la prima rubrica del 2023 di “Pallone di-pendente” della nostra Chicca che ci racconta la gara con i veneti con la solita verve e le solite emozioni tutte tinte dì nerazzurro.


“Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta” (Giampiero Boniperti) è una battuta tanto celebre, perché oggettivamente brillante, quanto a mio avviso sbagliata, e dannosa.

E anche non sta scritto da nessuna parte, se non in uno sgualcito vocabolario delle frasi antipatiche, che vincere sia l’unica cosa che conta.

Certo, nel calcio, come in qualsiasi altra competizione sportiva, prevalere sull’avversario è scontatamente importante, ma non può essere questo il solo dato.

Soprattutto, non dovrebbe essere l’unico per quelli che invece di sentenziare sprofondati nel divano hanno contratto quella piacevole ma cronica malattia che li spinge ad andare allo stadio, spendere soldi, prendere freddo, acqua, umidità, fare file, farsi perquisire etc.

Perché allo stadio si va ovviamente con la speranza di vedere la propria squadra vincere, ma anche con la certezza di fare qualcosa insieme agli altri, di partecipare a un’esperienza collettiva e quindi, direbbe Giorgio Gaber, di sentirsi liberi.

Il pallone è infatti bellezza, partecipazione a una discussione che, nella sua vacuità, rappresenta essa stessa una poetica, una forma di espressione che non morirà mai.

E’ questo che consola e allora si può anche perdere e da una sconfitta rinascere.

Lo sport insegna, soprattutto nei momenti complicati, che perdere è parte naturale, fisiologica, necessaria del percorso di apprendimento e miglioramento.

Verrebbe da estremizzare: lo sport è utile soprattutto perché educa a fare i conti con la necessità di analizzare i motivi di una sconfitta, capire cosa si poteva fare meglio, cosa hanno fatto meglio gli avversari, razionalizzare i punti di forza ma anche i margini di miglioramento.

Perché sarà nella sconfitta che si troverà non solo il significato più pieno delle vittorie che si avrà ottenuto e che si dovrà ottenere, ma anche la possibilità di comprendere come poterle ottenere.

Sarà che dai diamanti non nasce niente o che “un uomo si definisce da come reagisce a una sconfitta” che non l’ha detto Kant, Faber, Heidegger o Proust, ma Berlino nell’ultima stagione della Casa di Carta; sarà quel che sarà (o che sarà sarà?) ma per il Pisa è sempre stato così. 

Ed io me l’ero quasi scordato cosa volesse dire essere del Pisa nel giorno sbagliato.

Un burrone all’improvviso in un cammino, invece, peraltro, pressoché solare, piacevole, assolutamente più che dignitoso fatto finora dai giocatori nella gestione D’Angelo.

Un po’ gli errori della squadra (all’inizio), un po’ l’arbitro (in un paio di episodi decisivi), un po’ la sfortuna (sparsa bene per tutta la gara), alla fine i neroazzurri cadono all’Arena contro il Cittadella.

Finisce 1-2, è stata una partita piena di episodi, che il Pisa ha prima regalato e poi ripreso in mano, superato nell’approssimazione difensiva da un arbitro che avrebbe dovuto interpretare meglio (magari aiutato in maniera diversa dal Var) il caso, nel finale del match, del calcio di rigore prima assegnato e poi tolto che avrebbe potuto rimettere il risultato in parità.

Eppure se dopo questa sconfitta mi sento peggio già so che, il giorno dopo, il Pisa lo amerò un pezzetto di più.

Diceva Gianluca Vialli: non perdi mai. O vinci o impari.

Aggiungo io, quando vinci sei di tutti, quando perdi sei solo mio.

Last modified: Gennaio 17, 2023
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