PISA– Mentre la popolazione dei lupi in Italia è cresciuta in modo esponenziale, passando dai circa 300 esemplari degli anni ’90 agli oltre 3.300 censiti dall’ISPRA, il numero delle pecore da latte allevate allo stato brado è in drammatico calo. Un’emergenza silenziosa che sta mettendo in pericolo produzioni simbolo del territorio, come il Pecorino delle Balze Volterrane DOP, prodotto tra Volterra, Pomarance, Montecatini Val di Cecina, Castelnuovo Val di Cecina e Monteverdi Marittimo.
Negli ultimi quindici anni, gli attacchi di lupi e canidi hanno quasi dimezzato gli allevamenti, decimando le greggi e minacciando la sopravvivenza di questa eccellenza casearia dal sapore dolce e distintivo. Dei dieci allevatori che un tempo producevano questo pecorino, oggi ne resta solo uno: la famiglia Cannas della Fattoria Lischeto, ultimo presidio di una tradizione che rischia di scomparire.
Uno spiraglio arriva dall’Unione Europea, che ha recentemente declassato lo status del lupo da “strettamente protetto” a “protetto”. Una decisione che apre alla possibilità, in caso di conflitti critici con le attività umane, di attivare piani di contenimento sul modello di quelli già in vigore per cinghiali e altri ungulati.
Una svolta attesa da Coldiretti Pisa, che da anni denuncia le conseguenze dell’espansione incontrollata della popolazione di lupi. «Il declassamento del lupo è una decisione razionale e coerente, che dà finalmente una risposta concreta agli allevatori e a tutta la filiera lattiero-casearia – commenta il presidente provinciale di Coldiretti Pisa, Marco Pacini –. Il nostro non è mai stato un attacco al lupo, ma una richiesta di equilibrio. Oggi, grazie a questa scelta, possiamo finalmente ragionare su una gestione della fauna che tenga conto anche della sopravvivenza del nostro mondo agricolo».
I numeri parlano chiaro: oltre 20 mila i lupi presenti oggi in Europa, circa 3.300 in Italia, con oltre 2.400 esemplari lungo la dorsale appenninica e una presenza capillare in Toscana, dove questi predatori non sono più un avvistamento raro, ma una realtà anche nei pressi dei centri abitati, come dimostrano numerosi video e segnalazioni.
«Abbiamo sempre chiesto un approccio scientifico e razionale per gestire l’emergenza predazioni – conclude Pacini –. Ora che c’è lo strumento, è il momento di accelerare sui piani di gestione, per non perdere definitivamente i pastori, i loro animali e il patrimonio culturale e gastronomico che rappresentano».
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Last modified: Maggio 12, 2025