Scritto da 10:51 am Pisa SC

A Ferrara 1.500 innamorati. La D’Angelo band chiude un 2022 stratosferico

PISA – Il successo sulla Spal a Ferrara ha chiuso un 2022 straordinario per i nostri colori, come meglio non si poteva. Con qualche giorno di ritardo, ma sempre gradito arriva il commento della nostra Chicca sulle vicende nerazzurre sull‘ultimo successo e sul nostro mister Luca D’Angelo vero artefice della rimonta del nostro Pisa dopo l’esonero di Rolando Maran.

Per noi è Santo Stefano, per gli inglesi è il Boxing Day. In tempi moderni, almeno per i continentali amanti del calcio, il Boxing Day coincide con il turno post natalizio della Premier League, il massimo campionato inglese di calcio.

Se per l’Inghilterra è pura tradizione, per l’Italia è novità recente. Avrebbero potuto dire semplicemente “si gioca anche a Santo Stefano”, ma fa molto provinciale, tipo torneo del Csi, vuoi mettere a dirlo nella lingua dei big data e degli algoritmi, sorry algorithm!?

Così il 26 dicembre il Pisa, seguito da una città in amore, sconfigge (0-1) a domicilio la Società Polisportiva Ars et Labor (S.P.A.L.) allenata da capitan futuro o mister presente, come preferite chiamare Daniele De Rossi.

Noi abbiamo solo mister presente, ma quanto presente! Si ha l’impressione che di D’Angelo ne esistano due. Un D’ e un Angelo. Il primo costruisce e prepara, il secondo finisce e mette il punto. Luca è il nome che precede, come un sé che lo riporta bambino. L’ego sta tutto nel cognome, con due personalità distinte e inseparabili al tempo stesso, due opposti che si attraggono formando una simbiosi come spesso accade. 

D’Angelo è un uomo con la barba lunga ma pure corta. Non troppo scuro di capelli ma forse ora anche un po’ bianco. Grosso ma non grasso. In panchina è buono ed è cattivo all’improvviso. Grida forte e parla a bassa voce. D’Angelo è sempre due cose, eppure non è doppio. I suoi principi sono chiari, specchiati. E’ la luce che porta nei suoi occhi, la cui sincerità riflette intorno e si diffonde rapida. Parla di gioco poco convincente (per ora capita raramente!) andando subito al sodo senza accampare stupide scuse. Se è stato ammonito, come è accaduto a Ferrara, non cerca alibi e chiede venia. In modo sincero e senza ipocrisia.

Oltre che nella morale, si trova splendidamente sintetizzato in quella che banalmente chiamiamo intelligenza. Nella trama di gioco della squadra, fa spaccare il campo con aperture anche lunghissime come di chi ha uno sguardo esteso, se c’è da chiudersi in difesa la fa adattare all’istante senza troppe ripetizioni a casa.

Sta imparando in fretta a essere un leader, o forse lo è sempre stato, anche quando quest’estate lo preferirono a Maran, più conosciuto e di esperienza rispetto a lui. Eccolo il Dangelismo, oggi lo possiamo dire con ragionevole certezza. Le rivoluzioni, del resto, costano fatica, si fanno solo tutti insieme e se si è davvero convinti. Dedito al pallone ventiquattr’ore su ventiquattro, pronto a chiudersi in sala video per studiare la sua squadra e quelle avversarie.

Ha scelto di navigare verso l’isola che non c’è, immaginando di trovarla prima o poi, o forse di non scoprirla mai, ma destinato comunque a rimanere tra le onde alla ricerca di un posto dove poter vivere esprimendo se stesso. Un viaggio che sta ancora facendo e che può darsi non finisca mai.

Ma è bello comunque, se è una prima volta che giunge a premiarti a una età in cui Matteo Renzi vorrebbe rottamarti mandandoti in pensione, inseguire un sogno. Come un cervello in fuga, D’Angelo era già contento quando poteva sedersi ogni santa domenica su una panchina allenando squadre di categorie inferiori, figurarsi ora che è uno dei migliori tecnici della Serie B. Se gli chiedi cos’è la vita, non ti risponde, perché non ci sono risposte alle domande impossibili. Ma se cerchi un frammento di verità dalle sue parti, la troverai. Sia che tu passi dal D apostrofo sia che, proseguendo, ti affidi all’Angelo.

Last modified: Dicembre 31, 2022
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