PISA – Dopo la schiacciante vittoria ottenuta sul Brescia torna l’appuntamento con la nostra Chicca e basta così e il suo “Pallone di-pendente”.
“Devo dare di gas, voglio energia, metto carbone e follia” canta la Bandabardò e il Pisa intona la melodia e sabato scorso con il Brescia ha davvero dato gas, messo energia e follia strapazzando l’avversario di turno e condannandolo ad un 3-0 senza se e senza ma.
La partita finisce già dopo 25 minuti, i restanti 65 sono accademia, bel gioco, occasioni sprecate e aneddoti dei telecronisti sul freddo dell:Arena.
Squadra attenta, solida, ordinata e organizzata, sia nella fase difensiva che in quella offensiva, dal primo minuto fino all’ultimo. Diverte e convince il romantico popolo pisano. È un Pisa bello, quasi noioso nel suo saper gestire il vantaggio senza soffrire.
Ernesto (Torregrossa) su rigore, poi doppietta di Ettore (Gliozzi). Gliozzi ecce bomber segna un gol per tempo: uno saltando di testa dove lo porta il cuore, oltre che l’istinto. È lì che va Ettore, bravissimo ma lasciato dalla difesa lombarda più solo di uno studente in DAD durante il lockdown. L’altro di rapina con un tiro basso a un metro dalla porta.
Arturo (Calabresi) sulla fascia corre più dello lo spot pubblicitario ironico che l’azienda di birra Quilmes ha diffuso in Argentina in cui mostra le diverse coincidenze tra il Mondiale del 1986 e quello attuale in Qatar subito dopo la finale vinta appunto dalla squadra di Messi contro la Francia. Alessandro (Livieri) ha preso freddo per tutta la partita senza mai effettuare un intervento di rilievo.
Insomma, cosa vi siete persi… come scrissero sul muro del cimitero di Napoli quando Maradona vinse lo scudetto.
I grandi ritorni non entusiasmano nel calcio (e di solito neanche nella vita); dall’irrilevanza al disastro il passo è breve. Ma ci sono ritorni e ritorni: dall’inconsistenza di tanti al successo di D’Angelo. Nella striscia positiva del tecnico abruzzese qualcosa di stupefacente c’è, eccome se c’è. Non foss’altro che questo: i giocatori hanno ricominciato a correre, attaccano e difendono coralmente, si passano la palla seguendo con poche eccezioni la regola aurea del tocco di prima, al massimo due. Così sta realizzando un piccolo capolavoro, con una squadra costruita col cervello, dove attacco e difesa si ribaltano all’infinito, togliendo spazio al tempo e tempo allo spazio, in una dimensione quasi estatica del gioco, dove ogni movimento dell’uomo e relativo spostamento del pallone si realizzano a grande velocità.
E di quel frullìo ti colpisce l’animo leggero, quello con cui giocano i ragazzi. Belli da vedere e, per di più, intercambiabili: non c’è un eccesso di turnover, ma un uso sapiente dei calciatori che si sentono tutti ugualmente centrali. Il mister vuole salvare i singoli, non solo per la sua idea di gioco ma, innanzitutto, per la propria idea di squadra, dove conta il gruppo, dove ognuno può dare qualcosa. Ha saputo così ricompattare il team, su cui ha costruito la credibilità del Pisa e della sua classifica. Forse ci stiamo abituando troppo bene. Ma quando una squadra domina in questa maniera è sempre un segno di grande autorevolezza. Siamo forti, vedremo se all’altezza delle più forti.
Il Pisa dunque sabato pomeriggio è stato “meraviglioso” e lo ricordiamo soddisfatti ma vigili, perché in questo calcio – riecco la Bandabardò – se ti rilassi collassi.
Last modified: Dicembre 21, 2022