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Sinner, la gioventù all’attacco del trono

È da ieri sera intorno alle ventidue ora italiana (dopo poco più di un’ora di gioco), che un atleta italiano, per la prima volta nella storia del tennis moderno da quando la classifica è gestita da una macchina, ossia dal 1973, sale fino al secondo posto nel mondo e questo atleta si chiama Jannick Sinner.

di Leonardo Miraglia


Il tennista italiano, non ancora ventitreenne, scala ulteriormente la sua posizione nella classifica mondiale ATP, vincendo il Masters 1000 di Miami con un sonoro e netto 6-3 6-1 sul bulgaro Dimitrov che, pur perdendo, guadagna quattro posizioni in classifica e si assesta ottavo nel mondo.
Sinner mostra un carattere deciso e ben definito prendendo da subito le redini del gioco e non lasciando spazio alcuno all’avversario che, per riuscire a portare a casa qualche punto, si vede costretto a tirare fuori dal cilindro colpi da prestigiatore della racchetta che, inevitabilmente, nell’economia globale della partita non hanno efficacia alcuna.
L’atleta altoatesino si dimostra essere un tennista fatto e finito già in giovanissima età seppur avendo tutto il tempo dalla sua parte per migliorare ulteriormente il proprio gioco e proporsi come nuovo re del tennis internazionale, anche se ad oggi i punti che lo separano da Djokovic, attualmente numero uno nel mondo, sono ben 1.000.
Tuttavia, niente è precluso ad un atleta che scende in campo con una naturalezza ed una semplicità di azione uniche da spiazzare gli avversari, che irretiti a fondo campo dalla sua forza di impatto sulla palla, sono costretti a cercare soluzioni inusuali e perciò difficoltose, vedendo spesso finire le proprie palline fuori dalle righe o fermate dalla rete.
Naturalmente, la forza di Jannick sta anche nella gestione dei suoi colpi che riesce ad alternare splendidamente: gli aces hanno il loro spazio, i colpi da fondo campo trovano angoli quasi improbabili tra le righe avversarie; non sono da meno le volée che mostra di saper portare e le palle smorzate, che spesso colgono in contropiede l’avversario, lasciate partire dalla racchetta che palesa il colpo solo all’ultimo istante utile, dopo averlo dissimulato magistralmente.
A fine match la sua reazione è stata semplicemente sorridere ed alzare al cielo la racchetta, una dimostrazione di giubilo contenuta e semplice e questo se lo può permettere soltanto chi è cosciente delle proprie capacità sportive ma anche di possedere una serenità ed un distacco non così facili da trovare sui campi da tennis.

Tag: Last modified: Aprile 2, 2024
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