Scritto da 11:54 am Pisa SC

Rigore punto e a capo

PISA – Emozioni nerazzurre come al solito raccontate nella rubrica “Pallone di-pendente” della nostra Chicca e basta così


Checché ne cantassero i Bluvertigo che «giuravo che avrei fatto il portiere, era l’unico a differenziarsi, pensavo che non fosse della squadra, era vestito meglio e stava fermo», non sempre si sceglie questo ruolo. Spesso tra i pali ci si finisce e basta perché non si ha «lo spunto della punta, né del dieci, che peccato». E neanche i polmoni e l’ardore del mediano, a patto che di mediani, almeno vecchio stampo, ne esistano ancora. È una vocazione o una condanna: qualcosa che è a metà tra uno stato mentale, propensione al martirio del masochista del pallone, e una deficienza fisica, quella della sensibilità del piede. Quello del calciatore coi guanti è un mestiere difficile; sa di avere una responsabilità maggiore, perché alle proprie spalle c’è nessuno e quindi se la palla supera la linea bianca, il fallo, in un modo o nell’altro – spesso inconsapevolmente – lo si fa ricadere sempre su di lui. Mestiere che diventa difficilissimo all’appuntamento con il calcio di rigore, la massima espressione della crudeltà di questo sport. Pararlo è una questione di spazio e tempo; bisogna capire dove arriva il pallone, scegliere la direzione giusta e calcolare il momento esatto in cui raggiungerlo. Semplice a dirsi, molto meno a farsi. 

Secondo le statistiche l’estremo difensore neutralizza il tiro dal dischetto solo nel diciotto per cento dei casi, contro il settantadue per cento di possibilità di segnare per chi calcia. Ancora, studi di ricercatori dimostrano che il ventinove per cento delle esecuzioni dagli undici metri sono dirette al centro della porta. Eppure quelli vestiti diversi dalla squadra restano fermi solo sei volte su cento e il motivo sembra essere di carattere psicologico: rimanere immobili di fronte a un penalty andato a segno comporta un senso di colpa superiore rispetto ad essersi tuffati, seppur invano.

Un altro aspetto da considerare è la posizione che assume: con le braccia rivolte verso l’alto viene percepito come più alto di sei-nove centimetri. La conseguenza per chi lo esegue è una maggiore pressione mentale data dalla convinzione di trovarsi di fronte a un avversario dalla statura più elevata e dunque in grado di occupare un’area maggiore. Una volta tirato, il pallone impiega meno di mezzo secondo per raggiungere la porta, mentre il portiere ha bisogno di almeno seicento millisecondi per tuffarsi e poco più di un secondo per raggiungere l’angolo alto, il cosiddetto “sette”. In sostanza, se il rigore è potente e ben angolato, qualsiasi ultimo baluardo a difesa della rete, ha ben poche chance di riuscire a pararlo.

Tuttavia, nonostante la situazione di svantaggio oggettivo, i tiri dal dischetto sono imprevedibili e l’esecuzione è il momento cruciale nel quale può succedere di tutto; e non importa che sia la finale di un mondiale o una scialba partita di terza categoria: un rigore è sempre un rigore. È come uno stato dell’anima, un momento di raccoglimento totale, una sfida emotiva, una battaglia da vincere ad ogni costo per essere eroi di un giorno o maledizioni di una vita.

Il numero uno del Pisa, Nicolas David Andrade, è uno di quelli precisi, semplici, lineari, essenziali, che quasi non fanno vedere quanta bravura ci vuole a fare certe parate. Sabato invece in occasione di un non banale Pisa-Palermo, terminato 1-1, ha fatto vedere senza dubbio il riflesso e l’agilità, parando un rigore calciato centrale, rimanendo in piedi fino all’ultimo con le braccia larghe e alzate in barba alle statistiche, alle ricerche e agli studi di cui sopra. A chi dice che la vita del portiere è un lungo rosario di solitudini risponde Umberto Saba «della festa anch’io son parte». È vero, abbiamo sofferto la personalità e la qualità del Palermo ma rimane un punto preziosissimo contro una squadra forte. Ora «da la meta mai non torcer gli occhi» ci ricorda Alessandro Manzoni, come quelli di Nicolas che non distogliendo lo sguardo dal pallone e dall’avversario è stato protagonista risolutivo e determinante nel parare il rigore.

Last modified: Marzo 6, 2023
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