Italia (lunedì 8 aprile 2024) — Che cosa è più importante nella lettura ma anche nella scrittura?
Qual è l’argomento principale anche se un testo ne è così folto da dissimularne l’importanza?
Cosa compone in modo netto e definito il significato di uno scritto, la profondità del momento dedicato alla lettura?
Di Leonardo Miraglia
Tutti questi protagonisti che si raccolgono su un foglio, che popolano i ranghi, le colonne che danno forza e dimensione ad un componimento sono le parole.
Ogni parola porta un significato, ogni termine è carico di motivazioni legate alla sua posizione sul foglio, alla sua interconnessione con gli altri sostantivi e nessuno può fare a meno di meditare sulla profondità lessicale ed etimologica delle parole sparse e raccolte all’interno di un testo.
Leggendo e scrivendo si può dare forma a sogni, pensieri, dubbi e fantasie, paure e speranze, tutto semplicemente mettendo in fila un gruppo di lettere e infondendo loro la magia della parola compiuta.
La bellezza intrinseca della parola si estrinseca nella mente del lettore e prende vita assumendo significati reconditi e a volte nascosti alla penna di chi scrive.
Può succedere che la parola scritta assuma un significato diverso quando letta e che il filo conduttore dell’autore, la tela che viene intessuta per tenere unite le parole e dare a tutte loro una identità specifica, quando si addentrano nella mente di chi legge, si trasformi e crei un’immagine completamente diversa da quella disegnata da chi l’ha tessuta.
Ma la meraviglia dell’universo della parola è proprio questa: la sorpresa che, chi un testo lo fruisce da lettore, può accompagnare l’atto di comporre mentalmente significati compiuti e portare il lettore a scoprire panorami diversi e sconosciuti allo scrittore.
Scrittore e lettore sono sullo stesso piano, la parola scritta e la stessa letta possono formare figure diverse e comunque congrue e cariche di significato. Resta padrona del campo la fantasia, che indica la strada all’autore ma anche al lettore, perché, senza uno sforzo di comprensione da parte di chi legge, la parola scritta è destinata a rimanere lettera morta, niente di più che un grumo di inchiostro gettato alla rinfusa su un foglio. L’unico che può dare un senso e una forma ad un intrico di linee che altrimenti oscurerebbero semplicemente una pagina è colui che legge.
Ma non bisogna sottovalutare la forza della trama e dell’ordito che chi scrive dà al groviglio di segni, perché senza il suo disegno, che può rimanere inesplicabile se non letto, la serie di simboli gettati sul foglio rimarrebbe insensata per chi le parole le legge.
La parola resta l’unica forma di forza e significato in questo universo, la sua forma e i significati che può assumere, restano le uniche attività plausibili per non dissipare ciò che si è imparato nel tempo.
Last modified: Aprile 8, 2024