Scritto da 5:26 pm Pisa SC

“Pallone di-pendente”. L’equilibrio sopra la follia: quella magia delle sensazioni capovolte

Torna puntualmente “Pallone di-pendente” rubrica firmata dalla nostra Chicca e basta così dopo il susseguirsi di emozioni ed il pareggio pirotecnico (3-3) tra Palermo e Pisa.

Alla domanda chi mi venisse in mente pensando a Palermo non ho esitato a rispondere: Falcone e Borsellino, Mattarella, Johnny Stecchino e mia figlia che proprio nel capoluogo siciliano ha iniziato a camminare. Ricordo che quei due, forse tre passi in completa autonomia fossero come stati il giro del mondo, la conquista del K 2, la bandierina piantata da Amstrong sulla Luna. A distanza di un po’ di anni – l’ultima volta che i due club si affrontarono era il 1994 – il Pisa è tornato allo stadio “Barbera” per una sfida delicatissima contro il Palermo F.C.. Il rapporto tra una squadra di calcio e la propria tifoseria è qualcosa che sfugge alla ferrea logica, rientrando nella sfera dell’inconscio. Del resto ci ricorda Pier Paolo Pasolini “il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita”. L’essere volati in seicento (600 sic!) a Palermo ha regalato delle emozioni che difficilmente si possono descrivere.

Il calcio è uno sport strano e imprevedibile, il Pisa è una squadra enorme e incredibile. Unica, come la partita giocata sabato pomeriggio. Un poema epico, quello da raccontare. Si potrebbe sintetizzare in pazzo Pisa. Mai fu più abusata una locuzione, ma stavolta è l’unico commento possibile al risultato di 3-3, tra ribaltoni, colpi di coda, esaltazioni e rammarico. Una girandola di emozioni insomma.

Tutto quello che un tifoso del Pisa può chiedere al Pisa lo ha avuto in questa partita: il cuore. Che è una parola troppo breve per capire fino in fondo quello che c’è dentro. E’ pur vero che il risultato che mi piace di meno, quando gioca il Pisa, è il pareggio. Tuttavia la squadra neroazzurra l’anima e l’intelligenza (quella di un signore che si chiama Luca D’Angelo) ovvero le sue qualità, oltre al cuore, le ha messe tutte insieme dentro la partita nel momento più difficile. Un match infinito, prima sotto di un gol, poi pareggia con un capolavoro di Idrissa Tourè (“la stessa forza della dinamite” cit. La Locomotiva di Guccini), ancora sotto di due, infine “in un attimo ma come accade spesso, cambiò il volto di ogni cosa” (cit. Autogrill di Guccini) il Pisa è riuscito ad andare contro tempo, a sterzare, a risalire, a rimontare con Ettore Gliozzi (“sogna ragazzo sogna, non cambiare un verso della tua canzone, non lasciare un treno fermo alla stazione, non fermarti tu” cit. Sogna, ragazzo, sogna di Vecchioni) e a pareggiare con Matteo Tramoni. Per il giovane corso è arrivato il tempo di “volare senza ali e senza rete” cit. La donna cannone di De Gregori. “Butterà questo suo enorme cuore tra le stelle un giorno” (ancora La donna cannone di De Gregori) e chissà che possa trovarci qualcosa di prezioso. Ci metti tutto dentro quel gol del 3-3, pure quello che magari con il Pisa non c’entra niente. Quello che dicono i sociologi: le frustrazioni, le gioie eccetera, insomma le cose della giornata o della settimana che ti sono andate bene o male. E allora se questo fatto della fragilità difensiva resta un difetto evidente – dietro siamo andati dolcemente alla deriva come ingenui bambinoni – a ogni caduta ha corrisposto sempre una reazione che ci ha permesso di viaggiare “in direzione ostinata e contraria” (titolo della prima antologia ufficiale postuma di De André).

Last modified: Novembre 3, 2022
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