PISA- Le pratiche agroecologiche si confermano strumenti preziosi nella lotta ai cambiamenti climatici. È quanto emerge da uno studio coordinato dall’Istituto di Scienze delle Piante della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, pubblicato sulla rivista Agronomy for Sustainable Development.
La ricerca, frutto della collaborazione tra il Gruppo di Agroecologia della Scuola Superiore Sant’Anna e il Centro per l’Agroecologia Vivente e i Sistemi Alimentari dell’ISARA di Lione, ha analizzato oltre 16.000 pubblicazioni scientifiche per valutare l’efficacia dell’applicazione combinata di due o più pratiche agroecologiche rispetto all’agricoltura convenzionale. I risultati indicano chiaramente che queste pratiche contribuiscono a mitigare i cambiamenti climatici, riducendo le emissioni di gas serra – anidride carbonica, protossido di azoto e metano – e aumentando il sequestro di carbonio nel suolo.
«Questo studio dimostra che l’adozione combinata di pratiche agroecologiche può ridurre in modo significativo l’impatto dei cambiamenti climatici», commenta Paolo Barberi, professore ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee presso l’Istituto di Scienze delle Piante della Sant’Anna e coordinatore dello studio.
Valorizzare sostenibilità e biodiversità
L’agroecologia applica i principi dell’ecologia ai sistemi agroalimentari, puntando a creare agroecosistemi e filiere più sostenibili, resilienti ed equi. Lo studio ha esaminato pratiche chiave come la riduzione della lavorazione del terreno, l’uso di colture di copertura, la gestione dei residui colturali, la fertilizzazione del suolo e la rotazione delle colture. I risultati mostrano che le pratiche agroecologiche hanno un impatto inferiore sui cambiamenti climatici e generano effetti più positivi rispetto ai metodi convenzionali, con particolare evidenza per il maggiore sequestro di carbonio.
Prospettive future
I dati ottenuti rappresentano una prima conferma dell’impatto positivo dell’agroecologia sui cambiamenti climatici. «Sarà fondamentale approfondire le analisi, includendo informazioni sulle colture precedenti e sugli avvicendamenti colturali, e valutare meglio la portata degli effetti positivi e negativi, soprattutto quelli legati all’uso di fertilizzanti organici e alle emissioni di metano», conclude Barberi.
Questo studio conferma come l’agroecologia non sia solo un approccio sostenibile alla produzione agricola, ma anche uno strumento concreto per affrontare le sfide climatiche globali.
