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AVIS Toscana, Pisa: lo studio del Dipartimento di Scienze Politiche relativo alla disaffezione alla donazione di sangue

PISA- I donatori dell’Avis Toscana, che in passato hanno donato almeno una volta presso i centri trasfusionali, stanno manifestando una crescente disaffezione dovuta principalmente a impegni lavorativi, familiari o sportivi. È quanto emerge da una ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, la quale rivela che quasi il 70% degli ex donatori si trova ora indeciso riguardo al ritorno alla donazione di sangue e plasma, con una tendenza più marcata nella fascia d’età compresa tra i 26 e i 35 anni.

La ricerca, parte del progetto Re.Atti.Vo cofinanziato dalla Regione Toscana e dal Ministero del Lavoro, è stata condotta su un campione rappresentativo di 370 donatori selezionati da una popolazione di circa 7000 ex donatori individuati in Toscana. L’obiettivo principale dello studio è duplice: aumentare il numero dei nuovi donatori e fidelizzare coloro che hanno già donato volontariamente.

Tra gli ex donatori, si osserva una distinzione tra coloro che hanno smesso definitivamente e coloro che sono incerti riguardo al ritorno alla donazione. Il 66% degli intervistati si colloca nell’incertezza, mentre il restante 33,9% ha deciso di non donare più (cessati definitivi), principalmente a causa di limiti d’età e motivi di salute.

Le cause principali dell’interruzione delle donazioni includono gravidanze, interventi di tatuaggio o piercing, motivi di salute, viaggi, trasferimenti in altre città e gli impatti della pandemia. La fascia d’età più indecisa riguardo al ritorno alla donazione è quella tra i 26 e i 35 anni, mentre non emergono differenze significative tra generi. Circa l’81% degli ex donatori ha un lavoro stabile, ma si nota una maggiore difficoltà nel mantenere l’impegno della donazione tra i dipendenti del settore privato, con un tasso di sospensione del 41%.

Il professor Andrea Salvini, docente di Sociologia generale presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Unipi, sottolinea che una parte significativa degli ex donatori è disposta a tornare a donare, ma per farlo è necessario superare le cause che li hanno portati all’attuale stato di disaffezione.

Tra le principali cause di disaffezione, oltre agli impegni lavorativi, familiari e sportivi, figurano anche gli impegni di studio, le difficoltà nel raggiungere il centro trasfusionale, l’ansia e l’apprensione legate al gesto della donazione e la possibilità di ottenere permessi dal lavoro.

La presidente di Avis Toscana, Claudia Firenze, commenta che la ricerca evidenzia la sfida di conciliare gli impegni personali con la cultura della donazione, ma sottolinea l’impegno dell’associazione nel trovare soluzioni concrete per ridurre questa discrepanza, attraverso il progetto Re.Atti.Vo. Tra le azioni previste vi è un miglioramento delle procedure di chiamata e prenotazione, nonché la promozione di una maggiore flessibilità oraria nei centri trasfusionali, con l’obiettivo di rendere più agevole e fluido l’intero processo di donazione.

Last modified: Febbraio 28, 2024
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