Written by 2:18 pm Pisa, Attualità, Cultura, Eventi/Spettacolo

Il potere dei simboli nelle mafie: lo studio dell’Università di Pisa su Mafia Capitale

PISA – Una minaccia che prende forma attraverso figure come il “Re di Roma” o il “Samurai”, simboli che dettano legge nel cosiddetto mondo di mezzo. È questo il cuore dello studio firmato da Alberto Vannucci, professore dell’Università di Pisa, insieme all’antropologo Davide Torsello della Central European University, scomparso lo scorso anno. La ricerca, pubblicata sulla rivista SN Social Sciences e diffusa in occasione della Giornata Internazionale contro la Corruzione del 9 dicembre, mostra per la prima volta come il potere della narrazione e dei simboli contribuisca a rendere più efficaci le reti criminali e mafiose, riducendo il ricorso alla violenza e i rischi connessi.

Il caso di studio è quello di Mafia Capitale, l’inchiesta del 2014 che ha portato alla luce una rete strutturata di corruzione radicata a Roma. Protagonista della vicenda è Massimo Carminati, ex terrorista neofascista, che introduce l’espressione “mondo di mezzo” ispirandosi al Signore degli Anelli di Tolkien: uno spazio intermedio «dove si incontrano i vivi e i morti», metafora della zona grigia in cui si intrecciano politica, affari e criminalità.

«La dimensione simbolica – spiega Vannucci – consente di dare ordine, regolarità e stabilità a una gestione fondata sulla corruzione. È ciò che permette ai partecipanti di rispettare le regole, ritirarsi quando necessario o pagare ciò che devono pagare. I simboli servono a questo».

Diversi episodi dell’inchiesta mostrano la forza di tali costruzioni narrative. L’appellativo “Re di Roma”, nato da un articolo de L’Espresso, diventa per Carminati un titolo di autorità, usato per imporsi e intimidire. Allo stesso modo, il soprannome “Samurai” – alimentato dal ritrovamento di una katana nella sua abitazione – lo accredita come guerriero, associandolo a disciplina, lealtà e dominio. Lo studio ricostruisce anche il legame con la figura del Samurai nel romanzo Suburra (2013) di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini: una sovrapposizione tra realtà e finzione che ne ha ulteriormente rafforzato il carisma.

Le immagini del “Re” e del “Samurai” confluiscono così in un unico linguaggio simbolico, dove autorità e disciplina diventano strumenti di reputazione e potere. Accanto a queste, emergono metafore più quotidiane, come quella della “vacca da mungere”, utilizzata da Salvatore Buzzi per descrivere la logica del rapporto corruttivo con la politica: «Se vuoi mungere la mucca, prima devi darle da mangiare». Una frase che rende evidente la normalizzazione dello scambio illegale.

«Il potere delle narrazioni e dei simboli non è un elemento accessorio, ma un fattore centrale – conclude Vannucci – capace di creare ordine, rafforzare la fiducia e far funzionare le reti criminali con l’efficacia di una vera istituzione. Proprio il caso di Mafia Capitale rappresenta il primo esempio analizzato approfonditamente in questa prospettiva».

Last modified: Dicembre 4, 2025
Close