MARINA DI PISA – 1925-2025. Cento anni precisi di vita e di storia di una realtà sportiva di una località piccola come numero di abitanti, ma attiva, forte e volitiva. È l’Unione Sportiva Marinese di Marina di Pisa che ha appena festeggiato questo traguardo assieme ai molti sportivi che negli anni si sono distinti sul campo di calcio o che hanno dato tempo e passione come dirigenti, allenatori e quant’altro necessario per la vita di una realtà calcistica.
di Andrea Bartelloni

A metà strada di questa storia si situa un evento che è rimasto nella memoria degli sportivi marinesi e non solo: la vittoria, nel giugno del 1975, del titolo di Campioni d’Italia nella categoria allievi-Lega Dilettanti. Non era la prima volta che la Marinese si aggiudicava questo trofeo, alzato altre due volte (1969, 1971), ma è stata l’ultima. Di quel gruppo facevano parte due amici, che lo erano allora e lo sono ancora a distanza di cinquant’anni: Arduino (Aldo) Ciappi e Claudio Vignali. Un centravanti e un difensore che avranno una carriera separata con alterne fortune. Poi entrambi stimati professionisti.

Incontriamo Ciappi dopo la festa che c’è stata a Marina di Pisa e chiediamo di raccontarci cosa sono stati per loro quegli anni che sono culminati nel titolo italiano e cosa hanno lasciato come insegnamento?
“Lo sport (meglio se di squadra) è una “palestra di vita”… Frase tanto banale quanto vera; naturalmente se hai avuto dei buoni maestri non soltanto per i piedi, se si tratta di calcio, ma anche per la mente, per il carattere, per tante cose insomma. E io li ho avuti nella squadra degli allievi della Marinese, al tempo vivaio della Fiorentina, dove ho passato tre anni bellissimi”.
Quanto questo insegnamento ha inciso sulla vita da adulto?
“Beh, non è che solo lo sport aiuta a crescere; ci vuole una buona famiglia alle spalle
prima di tutto (merce rara al giorno d’oggi, purtroppo). Ma quando un bambino
cresce praticare sport, anche agonistico, gli insegna a dare il massimo, ad aiutare chi sta dietro, a riconoscere chi sta davanti ed è più bravo di lui. Insomma: lo aiuta a tirare fuori il meglio da sé stesso…“

Il calcio è ancora un’importante palestra per i giovani, i suoi figli lo hanno praticato e lo consigliereste ai vostri nipoti?
“Certamente. L’esperienza positiva che uno riceve nella vita non può non sentire il
fortissimo desiderio di trasmetterla a chi gli sta vicino; in primo luogo, ai figli nei quali ti
rivedi e rivivi le stesse sensazioni del tempo che fu… Ai figli e, se ci saranno (e se ci sarò
anch’io), anche ai nipoti“.
Chi vorrebbe incontrare nuovamente e che, per motivi anagrafici, non c’è più, per
ringraziarlo per quanto vi ha dato?
“Neppure un anno fa ci ha lasciato Sandro Guidotti, l’allenatore dello scudetto di 50 anni fa. Quando parlavo di “maestri” non solo di calcio avevo in mente proprio uno come lui. Ve ne erano altri di valore, sotto ogni profilo, ma il “Guido” aveva una marcia in più… Scrissi di lui un commosso ricordo poco dopo la sua morte sui quotidiani locali. Glielo dovevo anche a nome degli altri “ragazzi” di quell’indimenticabile impresa nel lontano giugno del ’75, in quel di Caserta. Vecchi amici con i quali ogni tanto ci ritroviamo davanti ad una pizza. Sarebbe stato bellissimo esserci tutti per il 50°. Ma sono certo che, anche se non lo vedremo fisicamente, Sandro Guidotti sarà con noi (nel nostro cuore di sicuro!)“.

Ma come andò quella finale indimenticabile?
“Il torneo finale ad eliminazione diretta si svolse a Caserta e se lo disputarono le squadre vincitrici dei gironi regionali. Battemmo di fila la Stefer di Roma, i piemontesi del Soleri Testone, la Tommaso Natale di Palermo. La finalissima contro la squadra di casa, la Spes di Battipaglia, che ci vide vincitori con un secco 3-1 con gol di Maurizio Paganelli, Giancarlo Favarin e in chiusura misi anche un mio sigillo. Della squadra campione a parte i tre goleador già nominati, il caro amico marinese Claudio Vignali, Maurizio Giuntoli, Claudio Orsini, Stefano Mazzoni, Guido Da Valle e Stefano Guidi“.