PISA – Per ridurre al minimo il dispendio energetico durante i lunghi spostamenti, gli animali marini non nuotano in superficie, ma preferiscono una profondità che corrisponde a circa tre volte il diametro del loro corpo.
Questa scoperta, che riguarda uccelli, mammiferi e rettili, proviene da uno studio coordinato dalle università di Swansea (Regno Unito) e Deakin (Australia), pubblicato sulla rivista PNAS – Proceedings of the National Academy of Sciences USA. Il lavoro ha visto la partecipazione dei professori Paolo Luschi e Paolo Casale del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa.
“Molte specie semiacquatiche, inclusi gli esseri umani, nuotano spesso nell’interfaccia tra aria e acqua, ma in questo modo generano onde superficiali che comportano un dispendio di energia,” spiega Luschi. “Gli animali marini che percorrono grandi distanze durante la loro vita hanno sviluppato una strategia per evitare questo spreco, nuotando appena sotto la superficie. È simile a ciò che fanno gli atleti nelle gare di nuoto, rimanendo il più a lungo possibile sott’acqua prima di emergere.”

La ricerca ha analizzato i dati raccolti da profondimetri applicati su tartarughe marine e pinguini durante il movimento attivo, combinando anche informazioni già disponibili sulla migrazione delle balene. I risultati hanno evidenziato che animali di diverse specie, con dimensioni che vanno dai 50 centimetri alle decine di metri, utilizzano la stessa strategia, nuotando a una profondità che equivale a tre volte il loro diametro corporeo.
“Ci sono casi in cui la profondità di nuoto è influenzata da altri fattori, come la ricerca di cibo,” aggiunge Luschi, “ma i dati confermano questo modello e hanno importanti implicazioni per la conservazione, riducendo il rischio di collisioni con imbarcazioni e catture accidentali durante la pesca.“
L’Università di Pisa ha contribuito alla ricerca fornendo dati sulle tartarughe Caretta caretta che nidificano in Turchia.
“Raccogliere dati di questo tipo è estremamente difficile,” sottolinea Casale. “Sono troppo dettagliati per essere trasmessi tramite satellite, quindi sono necessarie tecniche sperimentali particolari per recuperare gli strumenti applicati agli animali in libertà.”
Il gruppo di ricerca dei professori Luschi e Casale utilizza avanzate tecniche di telemetria animale per studiare i comportamenti delle tartarughe marine durante i loro spostamenti, che possono includere migrazioni di centinaia di chilometri.

















