La celebrazione del giorno dei morti nella tradizione pisana
PISA – Oggi è il Giorno dei Morti, giorno in cui vengono commemorati i defunti, giorno in cui le famiglie si recano al cimitero a ricordare i propri cari deceduti e a pregare sulle loro tombe.
di Leonardo Miraglia
Il giorno dei morti è una commemorazione religiosa molto sentita specialmente in Italia paese con grande presenza di cattolici (direi paese cattolico per eccellenza, ma al giorno d’oggi bisogna essere politically correct o magari religiously correct per non incappare in lamentele da parte di chi si dovesse sentire insultato dalle mie parole che ritengo peraltro che siano la verità).
Il 31 ottobre, come ho già scritto, l’italiano medio ha festeggiato halloween partecipando a feste in maschera ed in grande allegria senza sapere che i calici che venivano innalzati nel mentre dei vari party erano brindisi in onore degli all hallows (termine da cui proviene halloween) e che la festa è in realtà la celebrazione della vigilia della festività cristiana di tutti i santi (che è la traduzione in italiano del termine anglosassone).
Quindi, anche non volendo, tutti coloro che si sono travestiti e hanno festeggiato, hanno comunque commemorato la vigilia del giorno di tutti i santi che rientra nel triduo chiamato in inglese Allhallowstide che comprende la vigilia del Giorno di Ognissanti, il Giorno di Ognissanti stesso ed il Giorno dei Morti, perciò feste assolutamente religiose che niente hanno a che vedere con la loro mistificazione moderna, ma tant’è.
Inoltre, mi sembra molto strano l’accostamento dell’atmosfera tipicamente horror e quindi legata a morti, cimiteri et similiacol festeggiamento stesso, che invece è dedicato agli all hallows ossia a tutti santi e non tutti i morti, che anche nei paesi anglosassoni cade il 2 novembre come ovunque; probabilmente chi ha pensato per primo a festeggiare halloween era abbastanza confuso riguardo alle commemorazioni e alle date connesse.
Per inciso, la zucca ghignante illuminata, che è il simbolo di halloween, è un lascito successivo legato alla leggenda tipicamente USA di Jack o’ Lantern del quale parlerò magari in un’altra occasione; per altro per me è molto più interessante e divertente il culto del grande cocomero che Linus professa ogni halloween nelle strisce dei Peanuts, cocomero e non zucca semplicemente perché in italiano the great cucumber -che Linus aspetta in un campo di zucche sperando nel suo avvento, carico di doni per i bambini di tutto il mondo (cosa che peraltro non avviene mai ma che non fa demordere Linus dall’essere il profeta del grande cocomero)- che significa la grande zucca in inglese è stato tradotto come cocomero per assonanza, commettendo però un errore grossolano che comunque è rimasto tale nei fumetti di Charles M. Schulz tradotti in italiano.
Veniamo al dunque e parliamo di come Pisa nella sua storia e nelle sue tradizioni è usa celebrare il giorno dei morti attraverso i riti religiosi come nell’arte culinaria nostrana.
La prima sosta e anche la più importante nel percorso delle tradizioni pisane legate al culto dei morti è quella da effettuare al Camposanto monumentale.
A Pisa c’è il primo e realmente unico Campo Santo, poiché la sua edificazione fu voluta dall’Arcivescovo Ubaldo Lanfranchi nel 1277, pensando ad un luogo sacro e circoscritto in cui fosse depositata la terra proveniente dal Golgota portata a Pisa nel 1146, durante la seconda crociata, quindi la Terra Santa -da lì il nome Campo Santo, che poi per traslazione è stato sostantivizzato in camposanto, sinonimo di cimitero- dove potessero essere sepolti i defunti e che avesse la peculiarità di far decomporre velocemente i cadaveri ed avvicinarsi perciò più rapidamente all’aldilà, proprio per il fatto che la terra della sepoltura proveniva dalla Terrasanta vera e propria e quindi secondo le credenze di allora latrice di questo beneficio.
Perciò, Pisa ha una relazione decisamente originale con il culto dei morti da ben otto secoli e ciò rende questo rapporto con una delle più importanti celebrazioni cristiane cattoliche decisamente originale, talmente originale da far divenire un sostantivo utilizzato nella lingua comune il luogo specifico, ossia il Campo Santo situato in Piazza del Duomo, preposto al culto stesso. Il che è tutto dire.
Saltando dal sacro al profano, dallo spirituale al secolare, dobbiamo effettuare la seconda tappa del nostro itinerario, fermandoci all’ingresso di un qualsiasi panificio cittadino e ordinando un pan ficato.
Oltre alle tradizionali fave dei morti e al pane dei morti, che sono diffusi in molte città italiane, il tortino de’ morti di Pisa, conosciuto genericamente anche come “pan ficato”, è assolutamente originale e prodotto soltanto in città e nei paesi del primo circondario pisano.
Lo si può gustare soltanto il primo ed il due di novembre nella sua forma popolare di pane dolce a base di fichi secchi, mandorle, pinoli, noci e frutta candita; alcune versioni incorporano anche il cacao che trasmette una tonalità scura alla pagnotta, ricordando così il nero che è il colore del lutto.
L’oblio incombe, ma la forza razionale e statica delle mura bianche del camposanto monumentale sà contrastare la spinta obliteratrice della modernità ad ogni costo, in barba a tutti gli halloween capaci soltanto di dare amnesie temporanee, che durano quanto la sbornia post party: niente a confronto dell’eternità.
Last modified: Novembre 2, 2023