La traccia fossile delle filosofie e dei pensieri collettivi del passato si trova soprattutto nell’arte. Ne Il giardino delle delizie, Bosch dipinge strane creature e alberi fantastici, molti dei quali sono copie di specie reali, come l’albero del drago sotto il quale Adamo riposa nel quadrante inferiore sinistro del dipinto. Gli antichi avevano descritto il
di Carlos Acosta
paradiso terrestre come isole, dette fortunate, della Macaronesia. Bel Martino, famoso viaggiatore e incisore, fu il primo a disegnare un albero del drago nel 1475. Egli introdusse l’idea di questo albero come appartenente al paradiso terrestre. Per questo motivo compare accanto ad Adamo nel famoso trittico conservato al Museo del Prado, non lontano da un altro dipinto su cui vale la pena di fare un po’ di archeologia: Saturno che divora i suoi figlidi Peter Paul Rubens.
Saturno era per i Romani quello che Crono era per i Greci. Ovidio, nelle Metamorfosi, racconta che Crono, il più giovane dei Titani, si ribellò al padre Urano per non aver permesso alla madre Gea di partorire i Ciclopi e gli Ecatonchiri. Gli tagliò i testicoli con una falce in un’occasione in cui Urano voleva fare sesso con Gea. Un taglio netto e regnò. Crono divenne monarca assoluto, ma suo padre lo maledisse con lo stesso destino: uno dei tuoi figli ti detronizzerà.
Così il ciclo si ripeté, la frequenza, l’orologio, il chronos… Così il titano, come sa chiunque conosca qualcosa, mangiò cinque dei suoi figli: Era, Ade, Estia, Poseidone e Demetra. Ma quando stava per divorare il sesto, Zeus, sua sorella e moglie Rea lo scambiò con una pietra in pannolini. Dopo qualche tempo di clandestinità, Zeus tornò per adempiere alla profezia e la Titanomachia ebbe inizio. Quando il re spagnolo Filippo IV gli commissionò alcuni dipinti per decorare la Torre de la Parada nel 1636, Rubens pensò che fosse una buona storia da rappresentare.
L’omonimo dipinto di Goya è straordinario, un’icona culturale, ma non possiamo negare che il quadro di Rubens ne sia il diretto precedente. Nel dipinto del maestro fiammingo vediamo un anziano Saturno che compie un atto assolutamente terrificante di filicidio cannibale, sorretto da una falce e avvolto da nubi scure. La falce è l’arma con cui ha castrato il padre e anche un simbolo dell’agricoltura (la sua giurisdizione come divinità era ampia). In alto nel cielo vediamo una costellazione tripla: due stelle più deboli ai lati e una molto luminosa al centro. Sorprendentemente, quella costellazione era Saturno. Il pianeta. Sì, quello che ha preso i voti. È l’albero del drago de Il giardino delle delizie. Questa era la visione che Rubens, e il mondo intero, aveva dell’aspetto del pianeta inanellato.
Il primo sguardo che Saturno ricevette fu pisano. Alla fine del XVI secolo, un gruppo di musicisti, poeti e intellettuali si riunì a Firenze con l’intento di studiare le nuove tendenze della musica, del teatro e della letteratura e di gettare le basi per una futura rinascita. Si chiamavano Camerata Fiorentina. Nel 1597 Jacopo Peri compose Dafne, la prima opera della storia della musica. Il passaggio al Barocco era imminente. Durante il Rinascimento, le sculture greche e romane e gli ordini classici erano stati fatti rivivere da Brunelleschi, Masaccio e suoi colleghi.
La Camerata stava cercando di fare lo stesso con le tragedie greche. Uno degli studiosi di spicco del gruppo selezionato, nonché amico di Peri, era un liutista, compositore e scrittore di nome Vincenzo Galilei. Il maggiore dei suoi sei figli nacque a Pisa nel 1564 e fu chiamato Galileo. I primi studi di acustica e vibrazioni della storia portano la firma di Vincenzo e Galileo Galilei.
Nel 1610 Galileo si trasferì a Firenze, dopo aver vissuto per qualche tempo a Padova. Un anno prima aveva preso un’invenzione recente, il cannocchiale, e dopo averne apportato alcune migliorie, osservò per la prima volta il cielo. Giunse alla conclusione, ad esempio, che la luna non era una sfera perfetta, come si era sempre creduto, ma piuttosto qualcosa di simile alle guance di un adolescente. A Firenze rivolse l’obiettivo verso Saturno. Era la stella più lenta e timida dello spazio. Non c’è da stupirsi che gli antichi la immaginassero come un vecchio errante, padrone del tempo.
Ciò che Galileo vide, il 25 luglio 1610, lo descrisse lui stesso così: «oOo». “Il pianeta Saturno non è solo, è composto da tre che quasi si toccano (…) Quello al centro è circa tre volte più grande di quelli laterali“, scrisse. Galileo utilizzò un telescopio 20x. Non era sufficiente per vedere chiaramente gli anelli del pianeta. Ecco perché vide ciò che vide. Ecco perché pubblicò i suoi studi con quell’impressione. Ecco perché si credeva che Saturno avesse quella configurazione a tre corpi. Ecco perché Rubens, attento ai progressi del suo tempo, dipinse tre stelle sopra la sua scena mitologica, come rappresentazione scientifica del soggetto.
Fu un altro olandese, Christiaan Huygens, con il suo telescopio da 50x, a scoprire che non si trattava di tre corpi, ma di uno solo avvolto da un anello! Questo avvenne nel 1655. Galileo era già morto, così come Rubens. Ma fu un altro italiano a chiudere nuovamente il ciclo, Giovanni Domenico Cassini, che nel 1665 osservò che non si trattava di un anello, ma di un complesso sistema di anelli concentrici. Nel 1997 è stata lanciata una missione di ricerca verso Saturno, in grado di volare tra gli anelli, osservarli da vicino, avvicinarsi alla superficie delle sue lune e persino aggirarsi tra le esalazioni di vapore, come un aristocratico si spruzza il profumo, sulla crosta del suo satellite più grande, Encelado. La missione è stata battezzata Cassini-Huygens.
L’arte è la traccia fossile delle filosofie e dei pensieri collettivi del passato. Forse la pittura e la scienza non sono così distanti come ci ostiniamo a credere.
Last modified: Febbraio 7, 2024