PISA- Una ricerca dell’Università di Pisa, pubblicata sul Journal of Hazardous Materials, ha esaminato l‘impatto dell’ibuprofene, un comune antiinfiammatorio, sulle angiosperme marine, in particolare sulla specie Cymodocea nodosa. Le angiosperme marine sono essenziali per l’ecosistema, proteggendo le coste, immagazzinando carbonio e supportando la biodiversità.
Lo studio ha esposto le piante a diverse concentrazioni di ibuprofene, rilevate nelle acque costiere del Mediterraneo. I risultati mostrano che concentrazioni basse (0,25 e 2,5 microgrammi per litro) causano stress ossidativo senza danni irreversibili, mentre concentrazioni elevate (25 microgrammi per litro) danneggiano le membrane cellulari e l’apparato fotosintetico, compromettendo la resilienza delle piante.
La professoressa Elena Balestri sottolinea che, a causa dell’alto consumo di ibuprofene e dei limiti nei sistemi di trattamento delle acque reflue, la contaminazione ambientale è destinata ad aumentare. È quindi necessario sviluppare tecnologie per ridurre l’immissione di farmaci nell’ambiente e stabilire limiti di concentrazione nei corsi d’acqua, per proteggere gli habitat naturali e la salute degli organismi marini.
Lo studio ha coinvolto vari dipartimenti dell’Ateneo pisano, tra cui Biologia, Farmacia e Scienze della Terra, e ha visto la collaborazione di diversi gruppi di ricerca, che si occupano dell’impatto di contaminanti come plastica, metalli e farmaci sulle piante e sugli ecosistemi costieri.
Last modified: Gennaio 13, 2025