PISA – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Enrico Bruni (PD).
“Il campo largo di centrosinistra ha tenuto e ha vinto nettamente, con il Partito Democratico di nuovo primo partito e una destra visibilmente in difficoltà. Ma questo risultato, pur importante, non basta se non si trasforma in progetto. Le energie che animano la società chiedono ascolto e rappresentanza: il buon governo dovrà partire da qui, dal riconoscere che una Toscana viva e solidale esiste ancora, ma ha bisogno di essere coinvolta e valorizzata per rendere la democrazia non solo più forte, ma anche più giusta. In Toscana ha votato meno di un cittadino su due: un dato storico e preoccupante, che segnala una crisi profonda di fiducia. L’astensione colpisce soprattutto chi ha meno voce, rendendo la democrazia più fragile e meno inclusiva. Non è semplice disinteresse, ma il sintomo di una distanza crescente tra istituzioni e società. Per invertire questa tendenza serve ricostruire partecipazione e credibilità, restituendo senso alla politica come strumento collettivo di cambiamento e non come mera competizione di vertice. Il consenso ottenuto dovrà essere messo a frutto per ricucire il rapporto con chi oggi resta ai margini. Il voto a Toscana Rossa e alle candidature più coraggiose dimostra che una parte dell’elettorato cerca una sinistra più coerente, radicale e partecipata. Dalle piazze per la Palestina al movimento No Base, fino alla vertenza GKN, emerge una Toscana che chiede giustizia e dignità. Integrare queste energie in un nuovo orizzonte politico significherebbe non solo rafforzare la democrazia, ma restituirle il suo significato originario: essere governo del popolo, non gestione del consenso. A livello locale, anche in questa tornata il centrosinistra ha vinto chiaramente nel collegio pisano e in città alle regionali, confermando una maggioranza solida. Eppure, alle comunali continua a perdere, cedendo la guida della città al centrodestra. Il motivo è chiaro: alle amministrative non basta sommare simboli o sigle, serve un progetto politico nuovo e aperto, capace di parlare a una società frammentata e di coinvolgere cittadini, associazioni, realtà civiche e competenze diffuse. Serve un modello inclusivo, che unisca forze progressiste, civiche e popolari in un percorso condiviso e radicato. L’esempio di Perugia con Vittoria Ferdinandi lo dimostra: lì la sinistra ha saputo aprirsi alla società civile, ai movimenti, ai mondi del lavoro e della cultura, ricostruendo fiducia dal basso. Pisa avrebbe bisogno di un processo simile, che coinvolga anche esperienze come Toscana Rossa, espressione di una parte viva e pensante della comunità. Chiudere al dialogo significherebbe rinunciare a energie e competenze preziose. Costruire un “modello Perugia” a Pisa vuol dire dare vita a una casa comune dei progressisti, ecologisti e civici, dove le differenze diventino risorsa e la politica torni a essere uno strumento di giustizia sociale e bene comune. Per questo serve agire subito: convocare da ora il campo largo cittadino – partiti, movimenti, associazioni, sindacati e realtà sociali – per aprire un confronto vero sull’alternativa democratica da costruire in vista delle prossime comunali. Non si tratta solo di preparare un programma o una lista, ma di avviare un percorso collettivo che ricomponga energie, passioni e idee, restituendo alla città una visione condivisa di cambiamento. Pisa ha bisogno di una discussione pubblica e partecipata, capace di generare fiducia e protagonismo. Solo così potremo costruire insieme un progetto credibile, popolare e radicato, all’altezza delle sfide che ci attendono.“, conclude il comunicato stampa.
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Last modified: Ottobre 16, 2025