Scritto da 7:13 am Pisa SC

Aiutiamolo a rialzarsi

PISA – Torna la rubrica “Pallone di-pendente” con la disamina della situazione nerazzurra raccontata dalla nostra Chicca, sempre con estrema franchezza e con tanta pisanità.

Terra di sportivi, l’Alto Adige. Inevitabilmente legati alle caratteristiche del luogo, quindi tanta, tantissima neve: straordinari sciatori (Thoni, Paris), eccellenti biathlete (Wierer), splendidi slittinisti (Zoggeler). Rare le concessioni ad altre attività, anche se oggi Sinner viene considerato tra i papabili al futuro podio mondiale del tennis.

Data la poco favorevole condizione logistica, il calcio è roba da ritiri estivi – con amichevoli contro squadre dal nome romantico (su tutti, Rappresentativa Monti Pallidi) – per le società di Serie A e B. Mai fino allo scorso anno una squadra di calcio con la forza di affacciarsi a un livello medio. Proprio contro il Pisa, il Sud Tirol si doveva affacciare all’Arena con tutta questa forza e portarsi via tre punti?

Quando il Pisa vince sono proprio felice. Tanto, sempre. Senza farmi paranoie, nessuna volontà di interrogarmi su cosa accadrà la partita successiva, alcuna tentazione di chiedere scusa agli avversari, estranea alle dinamiche che portano qualcuno a credere – o sperare – che una vittoria possa creare problemi anziché risolverli. Insomma, il calcio va così veloce che sarebbe folle, se anche noi tifosi avessimo fretta di archiviare la felicità. 

Quando il Pisa perde, invece, sto male due volte. Perché abbiamo perso, naturalmente: la sconfitta è un sogno infranto, le convinzioni incrinate, la corsa che si arresta con la frustrazione che ne consegue. E, poi, perché penso a quello che – al Pisa – gli diranno, quello che verrà costruito su quel passo falso. Non è scoperta di grande genio, ed è perfino banale dire che i social siano il regno della superficialità e dell’istante. Ma il calcio al tempo dei social network è costretto ad andare in rete finanche più spesso che in gol.

L’auspicio più condivisibile – almeno credo – è che sia stato solo uno sporadico passatempo il diluvio mediatico rimbalzato quà e là, di “internettologi e tutti tuttologi con web”, e che la ripresa cominci subito. Voglio invece guardare a tutti quei tifosi che quando le cose stavano andando male, si sono stretti al Pisa alzando il tono e la voce come ad indicare la retta via.

Erano arrivati in massa all’Arena, sono andati via con “la faccia piena di schiaffi, il cuore pieno di battiti, gli occhi pieni di te”. Hanno cantato mentre il SudTirol andava in vantaggio e ancor di più, nel momento del fischio finale, strillando quelle quattro lettere che ci fanno impazzire il cuore di gioia. Non smetteranno mai di cantare per quella maglia, loro sì sono una certezza in un momento che di certezze la squadra ne sta regalando poche. Adesso esiste una sola risposta: Reggina.

Sì, perché sabato prossimo a Reggio Calabria ci sarà modo di voltare pagina senza dimenticare gli errori del passato. Ieri, oggi, domani, comunque pisani, quasi fregandosene del fatto che poi da queste parti non è che si vinca tanto, anzi proprio pochino, quello che conta è essere del Pisa. Come se fosse un trofeo. Il rapporto dei tifosi con il Pisa è assolutamente morboso, malato, splendido, ineludibile, puro. E allora rispettiamolo tutti. Non affoghiamolo nemmeno in frasi stereotipate che hanno perso per inflazione la loro forza originaria (motivo per cui una volta l’immenso Edoardo De Filippo non chiuse “Napoli milionaria” con la celeberrima “ha da passa’ a nuttata” perché “a forza di dirlo ‘sta nottata non passava mai”).

Anche Dante Alighieri, per quanto fiorentino, tifa per noi: “Non ti curar di loro, ma guarda e passa”. Anzi, vinci!

Last modified: Febbraio 7, 2023
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