PISA- Come riuscì Pisa, a metà Ottocento, a far convivere in un unico protagonista due mondi apparentemente lontani come la chimica e la musica? La risposta affonda le radici nelle riforme illuminate di Pietro Leopoldo, il granduca lorenese che si insediò alla guida della Toscana 260 anni fa e che finanziò con decisione gli studi chimici dell’Università di Pisa, convinto che la chimica fosse il motore del progresso economico.
Grazie ai suoi investimenti, la disciplina conobbe una rapida crescita, raggiungendo livelli di eccellenza europei. Nel 1833 la cattedra e i laboratori si trasferirono dall’originaria sede ristretta all’edificio di Via Santa Maria, oggi sede della Domus Galilaeana, un ambiente più adeguato e prestigioso.
Ed è proprio lì che nel 1861 lavorò il chimico russo Aleksandr Borodin, destinato a diventare famoso soprattutto come compositore. Durante il soggiorno pisano, Borodin portò avanti le sue ricerche scientifiche e compose anche un quintetto per piano e archi, brano che ancora oggi figura stabilmente nei repertori concertistici.
A questo straordinario personaggio, capace di unire scienza e musica, l’associazione culturale ScopriAMO Pisa ha dedicato un incontro venerdì 14 novembre. Il chimico e giornalista Gianni Fochi ha raccontato la vita e il lavoro di Borodin alternando la narrazione all’esecuzione di due brani borodiniani. A interpretarli sono stati alcuni membri dell’Orchestra Giovani Armonie, presieduta da Benedetta Scalsini e guidata artisticamente da Luca Giuntini: Cecilia Bianchi (primo clarinetto), Matilde Mosti (secondo clarinetto) e Amedeo Ademollo (clarinetto basso).
L’evento, finanziato dalla Regione Toscana, è stato affiancato dalla visita a una mostra di testi dell’Archivio di Stato di Pisa, dedicata alle iniziative con cui Pietro Leopoldo riformò e modernizzò l’amministrazione toscana. Le opere esposte sono state illustrate al pubblico dalla direttrice dell’archivio, Jaleh Bahrabadi.
Un appuntamento che ha riportato alla luce un capitolo poco noto della storia culturale pisana, dove scienza e musica, grazie a Borodin, si incontrarono in modo sorprendente.













